lunedì 16 febbraio 2009

IL MONUMENTO ALL'INDIANO a cura di Giuseppe Valentini

Ogni fiorentino che percorre le Cascine alla estremità del parco inevitabilmentes 'imbatte nel monumento all'Indiano a forma di pagoda, al centro della quale emerge il busto del Maharaja. Dopo avere osservato la statua giriamo intorno alla pagoda ammirandone la preziosa fattura in pietra a forma di baldacchino, contornata da una preziosa cancellata. Sotto il monumento in quattro lingue: italiano,inglese, indi e punjabi si descrive la storia dello sfortunato principe. Nell'osservare il suo busto è che nonostante la sua morte sia avvenuta a vent'anni (come scritto sulla lapide) a ben guardarlo ne dimostra di più, ma forse è solo una mia impressione. Il monumento fu costruito nel 1870 dallo scultore inglese Carlo Francesco Fuller. La storia, quella che ci interessa e che ho potuto raccogliere, è la seguente: il giovane principe indiano Rajaram Chuttraputti, Maharaja di Kolhapur, per migliorare le sue conoscenze si recò in Inghilterra nell'ottobre del 1870 con tre mogli e un numeroso seguito di cortigiani. A Londra, dove era andato per studio, fece una breve sosta per salutare la Regina Vittoria che non trovò perché assente, ma fu ricevuto con tutti gli onori del rango dall'allora Primo Ministro William Ewart Gladstone il quale consigliò al Maharajah di percorrere il suo viaggio di ritorno verso l'India visitando Parigi e Nizza e Genova e da lì trasferirsi a Firenze. Durante la sua breve permanenza a Firenze ne approfittò per ammirare le bellezze della città che ben presto divenne a lui cara essendo amante dell'arte. Alloggiava al Grand Hotel di Piazza Ognissanti quando fu colpito da un improvviso malore, probabilmente da un attacco derivato da un infezione polmonare che si trascinava da tempo e che il 30 novembre del 1870 lo uccise all'età di vent'anni. Nel rispetto del rito braminico il cadavere doveva essere bruciato e le sue ceneri disperse alla confluenza di due fiumi. A Firenze l'unica confluenza possibile era quella dell'Arno con il torrente Mugnone e quello fu il luogo che fu scelto per eseguire il rito. Per bruciare il cadavere del Principe il Comune di Firenze, nella persona di Ubaldino Peruzzi, diede il permesso di erigere la pira sulla punta estrema delle Cascine dove ora si erge il monumento. Secondo la tradizione, anche le tre mogli dovevano seguire le sorti del marito facendosi bruciare insieme. Per fortuna non rispettarono la tradizione del Sati e si salvarono. Molti fiorentini parteciparono al macabro rito e da allora il luogo venne chiamato "l'Indiano". Nel 1972 nei pressi del monumento fu costruito il viadotto che scavalca l'Arno, al quale venne dato il nome di Ponte all'Indiano.

Beppe

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