Lentamente, pedalando, tornavo a
casa dal centro. Come al solito alternavo le mie pedalate con tratti fatti a
piedi fino a quando, per il dolore ai
piedi, desistevo dal camminare e decidevo di rimontare in sella. La bella
giornata autunnale mi faceva godere il parco delle Cascine, mi beavo del sole che spariva sul filo dell'Arno, nell'ora del tramonto. Il parco è
rimasto uno dei luoghi, più o meno sicuri, per circolare in bicicletta o passeggiare a piedi. Vi transito ogni
giorno tanto che oramai mi viene spontaneo salutare con uno sguardo tutti gli
alberi che sorpasso, da quanto mi sono familiari.
Quindi, attraverso il ponte della
tranvia dirigendomi verso casa. Nell'ultimo
tratto, vicino al campo sportivo di via
del Pollaiolo, mi fermo al semaforo e attendo che sia verde per potere
attraversare in sicurezza.
Finalmente posso attraversare, faccio due passi
con la bicicletta a mano verso l'altro
marciapiede che però non riuscirò mai a raggiungere. Quando riapro gli occhi guardo in
alto e vedo nient'altro che una bianco soffitto. Mi accorgo di essere sdraiato
su una lettiga. Stupore e sgomento improvvisamente mi colgono: non so capacitarmi. Mi si
avvicina qualcuno che mi domanda se non
ricordo niente dell'incidente. “Quale incidente?” Rispondo che non ricordo
niente, tranne di aver attraversato sulle
strisce pedonali con il semaforo verde,
in piena sicurezza.Al Pronto Soccorso mi informano che sono stato investito da un giovane in motorino. Il trauma alla testa e le varie ferite riportate sul corpo mi hanno reso per molti minuti incoscente, fermando i miei ricordi al semaforo. Ripresomi dal trauma, sono iniziati i controlli sulle parti colpite del mio corpo. La lacerazione nella parte posteriore della gamba sinistra si presentava con perdita di sostanza che mi fu subito suturata, unitamente alle altre ferite; quindi mi fu fatta
Beppe
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