mercoledì 31 dicembre 2008
lunedì 29 dicembre 2008
venerdì 26 dicembre 2008
giovedì 25 dicembre 2008
martedì 23 dicembre 2008
Ritrattini Cicloamorosi
lunedì 22 dicembre 2008
Foto e VIDEO qui a fianco!!!
Siamo su iutub!!! Ci possan vedé anco 'n Papuasia!!!
sabato 20 dicembre 2008
venerdì 12 dicembre 2008
martedì 25 novembre 2008
lunedì 24 novembre 2008
ritrattini cicloamorosi
Campionato Sociale
PRELUDIO AL CAMPIONATO E DOPO
Dall'immagine s'intuisce dove avete partorito l'idea del luogo di svolgimento del campionato, dalla foto della nave..? Voi che andate per mare non sarà mica stata ancorata alla pescaia di Varlungo...quella che Franco doppiò in tempi andati?
Per le cibarie poco si nota: varie bottiglie e bicchieri vuoti, con i soliti affettati sparsi. Però l'espressione della foto è significativa:Simone sembra che stia per avere un conato di vomito trattenuto ed esploso dopo lo scatto. Alberto sembra già in stato di abbandono dopo aver fatto uno dei sui origami...Franco sorridente sembra sdrammatizzare la scena, lo vedete scherziamo.!!!
Per quanto riguarda il campionato complimenti alla Franca che vi ha ripreso di culo, la vostra parte migliore...e poi la premiazione sul podio traballante del trio Lescano. Della torta niente da dire: grezza ma deve essere stata senz'altro buona. A proposito chi ha tagliato la striscia di asfalto? Senz'altro Leonardo 1, conosce la zona...
domenica 23 novembre 2008
CAMPIONATO SOCIALE!!!
Tutte le altre foto le trovate cliccando sul collegamento qui a lato ===>
Foto di Anna Franca
giovedì 20 novembre 2008
Preludio al Campionato
domenica 16 novembre 2008
sabato 15 novembre 2008
sabato 8 novembre 2008
Domani in Moto
martedì 4 novembre 2008
domenica 2 novembre 2008
giovedì 30 ottobre 2008
ma cos'è questa crisi...
mercoledì 29 ottobre 2008
martedì 28 ottobre 2008
Sò tornato!
domenica 26 ottobre 2008
Uscite cicloamorose oppure solo Entrate amorose ?
venerdì 17 ottobre 2008
sabato 11 ottobre 2008
Ritrattini cicloamorosi
lunedì 6 ottobre 2008
Ritrattini Cicloamorosi
sabato 4 ottobre 2008
Foto Zio di lauri cinto e nipotina
La miglior difesa è la fuga!
venerdì 3 ottobre 2008
ECCOCI QUA...
venerdì 26 settembre 2008
Dopo aver letto quanto scritto da LeoDue
mercoledì 24 settembre 2008
O belle fibbie !
C'è sempre una prima volta .
Comunico vobis che le ultime pedalate le feci il 30 (dì) conta giugno 2008; in gentile compagnia della mia prole primigenia ;
in quel di Maremma (maiala semper!) .
Divertimmi assai !
Dopodichè calò melancholia (estiva malancholia), atque apatheia!
Ripresi domenica scorsa . In solitaria uscita : Florence - Montelupo - Florence .
89 Kilogrammi da trascinar cantando sulle canosciute strade della contea dei "Signi".
Sudoso assai fu! E tuttavia rimovesi l'endorfina intra le vene ! e per lipolpacci tutti ! [l'anima de li polpacci sua] .
Oggi portai l'antica "Bottecchia" a rifarsi il trucco chez Tommasç and Marcç di quel di Sesto . Già meccanici del signese volante . Bolide da Granturismo diverrà .
E tornerò a favvi ì cculo sulle salite della California .
A domani! Bona merde !!!
martedì 23 settembre 2008
venerdì 19 settembre 2008
giovedì 18 settembre 2008
ESCLUSIVO! Il racconto di Martin tradotto da Google!
martedì 16 settembre 2008
Stilfser Joch
Morgens um 7.36 mit dem Bähnlein von Meran Hbf nach Spondigna im oberen Vinschgau. Das ganze Tal ist ein grosser Obstgarten. Es scheint, als wollten die Vinschgauer die Welt - ja das Universum mit ihren Äpfeln beglücken. Präzis ausgerichtete Apfelplantagen, mal unterbrochen von ebenso in Reih und Glied stehenden Weinstöcken. Das ganze Tal ist ein geometrisches Muster von Grüntönen, überlagert von einem sanften Apfelduft. Der Zug fährt durch Silandro, wo man oben im Gletscher den berühmten Ötzi fand. Till hat die Gegend sicherlich gut gekannt. Stazione Spondigna, da geht die Strasse links talaufwärts nach Prad am Stilfserjoch, mt 600 hoch, wo der inoffizielle Start beginnt. Schon der Zug war brechend voll mit Radfahrern und Rädern und wir hatten Glück, noch einen Platz zu finden. Montainbiker, Strassenfahrer jung und alt, auch viele Frauen sammelten sich am Dorfplatz mit dem Brunnen in Prad. Es gibt drei Anfahrten zum Stelviopass. Die unserige kommt von Norden aus dem Etschtal mit einer Länge von km 28, dann die von Süden, von Bormio aus, die erwas kürzer ist und dann noch die Auffahrt vom oberen Etschtal. In einem Bogen geht es ein Stück durch die Schweiz und die Strasse stösst dann kurz vor dem Gipfel auf die Anfahrt von Bormeo. Viele Fahrer nahmen diese Strasse als Retour und kamen am späten Nachmittag wieder zum Bahnhof Spondigna zurück.
Also los, wasserlassen - wassernehmen, Uhrzeit 9.25. Die Strasse ist für den Verkehr gesperrt. Eine lange Prozession von Radlern windet sich an diesem noch frischen Morgen durch das immer enger werdende Tal, hübsch bewaldet mit einem rauschenden Gebirgsbach mal rechts, mal links. Unsere 6er Gruppe löst sich gleich auf und wir sehen uns erst oben am Joch wieder mit einem Zeitunterschied von 2 Stunden. Am Dorf Stilf vorbei und dann in einer Kurve sieht man weit oben Schneefelder und die bizarren Spitzen des Stelvio. Etwas weiter rechts ein Skulpturengarten mit Totem ähnlichen Objekten, die an Materpfähle der Indianer in Canada erinnern. Bei der Rückfahrt erkenne ich neben Hirschgeweihen auch noch gebleichte Knochen und Gerippe, wahrscheinlich von Radfahrern, die bei der Besteigen ihr Leben gegeben haben. Weiter hoch kommt man zum Hotel von Gustav Thöni, dem grossen Skisportler. Bis hierher ist alles okay. Pause machen, ein Verpflegungsstand bietet natürlich Apfelsaft, Apfelstückchen, Tee und ich beisse noch in einen Powerriegel. Bereitstehende Ambulanz und Hubschrauber beruhigen den schnellgehenden Puls. Ein Rollstuhlrenner kommt vorbei und macht alles mit seinen Armen, dann ein horizontaler Radler und auch einige Verrückte, die Babys und Kleinkinder in einem Anhänger hinter sich herziehen. Von hieraus sieht man steil über uns die S-Kurven, die berühmten Kehren, die sich bis zum Joch hochwinden, ich schätze noch 1000 mt. hoch. Auf der Karte sind 15% Steigung angegeben, d.h. auf den letzten 6km ist ein Höhenunterschied von 900mt. zu bewältigen. Auf der linken Seite grauschwarze Geröllfelder und darüber die Gletscherzungen vom Ortlermassiv. Die Steigung wird jetzt immer heftiger. An der 24 Kehre wieder anhalten und Luft schnappen. Es sind insgesamt 48 Kehren, von denen einige den Namen berühmter Radfahrer haben. Ich lese Rebellin und auch Pantani, konzentriere mich aber auf das Abzählen der Kehren. Bei den 180° Wendungen kann man jeweils wieder etwas Schwung nehmen. Aber diese 5-10Meter reichen dann doch nicht lange hin. Bei der 18. Kehre dann wieder eine Pause, dann bei der 14., 10. usw. Die Luft wird etwas knapp. Ein Radfahrer liegt mitten auf der Strasse. Böse Erinnerungen steigen in mir auf. Ich höre den Helikopter und die Ambulanz heraufkommen. Am nächsten Tag lese ich in der Südtiroler Volkszeitung, dass es sich allerdings um eine Pilzvergiftung handelte und auch die Hubschrauberpiloten mussten mit Vergiftungserscheinungen den Dienst quittieren. Die letzten 5 Kehren kann ich dann nur noch mit Pause fahren, dh. ein grades Strassenstück und dann in der Kehre pausieren. Man muss jetzt immer etwas essen. Na endlich bin ich oben. Das Schild sagt Passo dello Stelvio - Silfser Joch mt. 2876, mit dem Ehrennamen "Cima Coppi", zu Ehren des grossen Radfahrers, der hier vor 60/70Jahren noch bei Schotterwegen einige legendären Siege herausgefahren hatte. Hier oben tummelt sich eine irrsinnige Radfahrermasse und ich finde fast keinen Platz mehr, um auch nur mein Rad abzustellen. Wie auf dem Rummel mit Buden und Bierständen saufen und fressen die ausgemergelten Heldinnen und Helden, um das Nahrungsdefizit wieder pari zu bringen: deux bieres s'il vous plâit, pas de quoi! Die Zeitung berichtet am nächsten Tag von 7500 Teinehmern.
Ich hatte 4 Stunden für den Aufstieg benötigt. Leo, unser bester Fahrer, hatte es in weniger als 3 Stunden geschafft und Piero, unser Senior mit 65 Jahren quälte sich 5 Stunden.
domenica 14 settembre 2008
Stelvio in ottava rima.
Allora il Moro era "il" Moro, e l'Intercity fu sconfitto. Battuto, ci regalò queste ottave sublimi.
Grazie Marco, torna quando vuoi, sei il benvenuto.
Di Stelvio, di sudore ed altri canti.
Di buone nuove è un venerdì foriero
e della vita aumenta il suo decoro,
e ingentilisce all’uomo il suo pensiero,
giacché quest’oggi un si parla di lavoro.
Inforco stamattina il mio destriero
e scendo in strada a giugnermi a coloro
che vanno a faticar dal monte al piano,
e prendo il treno in direzion Milano.
E come sia non so, l’è un caso strano,
ma dopo che un pioveva da 6 mesi,
ci volle combinare il fato arcano
un tiro che un po’ ci lasciò sorpresi.
Giungeva infatti il treno su a Tirano
sotto un diluvio di tuoni e lampi accesi;
ma noi si sa che la fatica è bruta,
la tappa fino a Bormio ormai è dovuta.
La corsa è fin da subito intessuta
di strappi che lo sforzo fan durare.
E sotto l’acqua la faccia si fa muta,
ch’oltre alle ruote il resto fa girare...
Ma al fin di quel soffrir una bevuta
e un lauto pranzo su’i’ tavolo a mangiare;
davanti a questo ben non feci il bove,
e del dolor dimenticai le prove!
E delle pioggia si scordò anche Giove,
il dì di presso ci volle alfin graziare,
e noi che lì giungemmo da ogni dove
dovemmo far quel che toccava fare!
Mezzora era passata dalle nove
che s’attaccò lo Stelvio a pedalare.
Fra un’ala immaginaria di tifosi
Avanzò il gruppo dei Cicloamorosi.
E sui tornanti subito insidiosi
ben presto El Graspa rapido involava,
ma tallonato dagli scatti nervosi
del Marco a 100 metri lo guatava,
e pria di giugner agli erti perigliosi
lo buon amico di dietro a sé lasciava.
Solo spingeva su di gran carriera
passando dalla casa cantoniera.
Ma il troppo andar si paga all’alpe austera!
Scorgeva infatti potente la falcata
di quel ch’un tempo per la sua criniera
del Moro delle Signe era chiamata,
e che pompando a quella sua maniera
nel sole ora brillava la pelata…
Tradendo appen lo sforzo su quel viso,
di stucco ci lasciò con un sorriso.
Non sai, caro Franchin, quanto t’ho inviso
in quella dura prova al sommo stacco
che’l sol pensier è di vedersi assiso
fra cibi, frutte e bevande di Bacco!
Ma non mancò il guiderdone arriso
a quei che nel sudore giunse stracco,
ma fiero ostentando la passione
che lui s’immaginava da campione.
E dopo un po’ co’un cappellin sornione
arriva pedalando a viso aperto,
felice come un citto il Rampicone,
e poi quel Graspa che avanzava incerto,
gittossi su un panin come un Leone!
Seguiva con tenacia il forte Alberto,
e come il padre aspetta il buon figliolo,
s’attese Piero ch’arrivasse al molo.
Di tutti questi amici il fitto stuolo
non voglio importunar con le mie voci;
mi dispiaceva d’esser qui da solo
ad affrontar questi passi feroci.
Sarebbe bello poter spiccare il volo,
io ch’ero l’Intercity delle Croci;
ma tempo ed anni troppo n’è passato,
mi sa che son soltanto «Accelerato».
Ringrazio quei che m’hanno qui ascoltato
di quattro ottave, almen per quel che vale,
questo poema un po’ sconclusionato
che spero un sia venuto troppo male.
E Sergio spero tenga preparato
l’Istrion tornare presto a spiegar l’ale;
e se mi dicon che non v’ha più stanza
almeno mi si lasci la speranza...
Marco, l’Intercity – 27/09/2003
sabato 13 settembre 2008
venerdì 12 settembre 2008
Controllore tedesco.
"ZUGFUHRER!!!"
irbix - il Moro di Signa
giovedì 11 settembre 2008
E pedala pedala pedale Settembre 2008 - Notizie e curiosità
Sempre caro mi fu quest'ermo colle
mercoledì 10 settembre 2008
Stelvio 2: sabato 30 agosto, la montagna sacra.
Magari. La sera prima, a tavola, al fresco, dalle nostre labbra era uscito di tutto men che una strategia; unico caposaldo il tentar di risparmiare i
Ma c’era molta incertezza su quale treno prendere, sul come riuscire a fare biglietti e colazione in tempo utile, in quale stazione salire a bordo. I due stinchi ed i sei litri di birra ingurgitati nel pomeriggio ancora funestavano le cavità intestinali dei tre Cicloamorosi della prim’ora, mentre i due Zii serali stavano ancora facendo trainspotting. In queste condizioni qualunque decisione è puramente casuale: unica possibile convergenza il treno delle 7.40, domani “vedremo”.
Se esistono un dio dei ciclisti, una madonna della pedivella, un santo della forcella, sabato mattina li ho visti all’opera. Durante la notte Albi non russa e mi fa dormire magnificamente, tutti sono puntuali alle 7 per la colazione, il treno delle 7.40 arriva in “perfetto ritardo” e permette ai due “zii del traispotting” di salire a bordo. Siamo tutti e cinque sul treno; poco dopo, arrivati alla stazione successiva, sale anche Martin: tutti insieme, un miracolo.
Il treno è stipato di ciclisti e bici, tanti hanno pensato di fare come noi. Probabilmente siamo gli unici italiani, almeno sul nostro vagone. Altoatesini, tedeschi, austriaci, olandesi… tutti tirati a lucido, magri ed eleganti, polpacci guizzanti, belle bici lustre ed oliate, maglie tecniche multicolori, belle cicliste abbronzate e affusolate e… tutti col biglietto. Noi… no, Martin sì, e ho detto tutto.
Per rimediare io ed il Rampicone ci dirigiamo verso la macchina emettitrice: ogni vettura ne è dotata e gli indigeni la usano senza problemi: denaro, carte, tessere: click, track, sguish, tlack, e via che cade il biglietto per sé e per la bici. Ci avviciniamo e studiamo il mostro tecnologico. Non è difficile, ce la potremmo anche fare. Solo che il biglietto in totale costa 9,5 euro, dobbiamo fare 10 biglietti (5 cristiani e 5 bici) e non abbiamo carte: dovremmo sottostare alla cinica lotteria dei resti: se la macchina non ha spiccioli hai perso! Con l’esperienza consumata dei viaggiatori intelligenti valutiamo il rapporto costo/beneficio e la probabilità che passi il controllore nel treno stipato all’inverosimile, basta un’occhiata e via, torniamo ai nostri posti senza aver speso.
Martin ha seguito tutta la scena e mi sorride. Commentiamo in tedesco: “fünf netten italienischen natürlich ohne fahrkarte” – “cinque zuzzurelloni italiani senza biglietto, naturalmente”. In tedesco suona meglio e fa meno pena.
Stazione dopo stazione, e sono tante, ci avviciniamo a Spondigna. Del controllore nemmeno l’ombra, cvd.
Finalmente Spondigna! Sole, vento, temperatura ideale. E centinaia di ciclisti che scendono dal treno e dalle macchine, salgono in sella e sciamano per l’unica strada verso la montagna sacra. Lassù, lo Stelvio.
Salendo allo Stelvio da Trafoi hai tutto il percorso davanti. Vedi metro per metro, tornante per tornante, quello che ti aspetta. Strada dritta, poi montagna verticale e lassù i ghiacciai ed i tetti dei rifugi. Tutto lì, a portata d’occhio e di gamba. Fa impressione, ma il sole e la condivisione della fatica coi mille altri ciclisti dovrebbero farci volare!
Man mano che avanziamo sul mite falsopiano fino a Prato allo Stelvio e a Gomagoi il nostro torrente di biciclette si ingrossa col contributo dei ciclisti che confluiscono dai lati. Dalle macchine parcheggiate, dagli alberghi, dalle case, dai villaggi vicini, ogni metro aggiunge un ciclista, ogni stradina un gruppetto, ogni paese un plotone. Tutti su.
Senza macchine, il solo suono degli ingranaggi, echi di voci e richiami e niente altro, a salire. Perdiamo subito Martin e Piero, Albi poco dopo. Si profila il primo dei 48 tornanti, superiamo l’hotel di Gustav Thoeni a Trafoi, cominciano le danze. Tocca a me staccarmi. Dopo un mese e mezzo di totale inattività podistico-ciclistica, con la sola forza della mente non si sale sullo Stelvio. Seguo per qualche tornante, con lo sguardo, il Rampicone e Zio Gavia, eleganti ed efficaci. Mi concentro sulla mia salita. Tornante dopo tornante non c’è respiro, non c’è appello, eppure si sale, si sale!
Saliamo. Il bosco finisce, cominciano i prati, continuano i tornanti. I pompieri di Bolzano hanno organizzato due ristori. Benedetti! E’ una gioia rifocillarsi all’aria fina dei
Ora la montagna è imponente, maestosa. La strada è più stretta, le pendenze si fanno più impegnative, il corpo del serpente rallenta ma avanza, inesorabile, nel sole.
Sembrano Ande, sembra un sentiero Inca, in cima si vedono i tetti dei rifugi, sembra una città sacra. E’ una montagna sacra oggi, senza macchine, per migliaia di ciclisti. Mancano ancora una decina di tornanti, vedo la coda del serpente, giù a valle,
Cerco subito Zio Gavia ed il Rampicone. Cerchiamo un posto per riposarci, per mangiare e per aspettare gli altri. Individuiamo il Rifugio Pirovano che si rivelerà ottimo alla bisogna. Ma Zio Gavia è inquieto. Sente la gamba che scalpita, il polpaccio che freme, i pensieri che fuggono… ha deciso, riparte!
Va a fare il GAVIA!!! E ci lascia, al sole, ad aspettare gli altri e a goderci la giornata di gloria; noi birra e salsicce, lui di nuovo verso il cielo. Se avrà voglia di raccontarci il suo Gavia, il nostro Blob è a disposizione.
Arrivano Albi, Zio Martin e Zio Piero. Ci godiamo il sole e la brezza. Pensiamo a Zio Gavia, dove sarà adesso, in discesa, già impegnato a riguadagnar metri… un brindisi, alla salute.
Zio Martin torna a Merano, è tempo di scendere a Bormio. La discesa è un film in cinemascope. Siamo rimasti parecchio in cima ed ora siamo quasi soli a volteggiare verso valle. Il cielo è ancora sereno, senza fatica voliamo sulle curve e sui rettilinei. Mi assale la malinconia. Sto per lasciare tutto questo, perdo quota, mi sfuggono i metri, scendo! Lascio un paesaggio incredibile, le grida delle marmotte, i muri vecchi, l’altezza.
Pennelliamo curve e muretti, sgranati e soli, ognuno perso nei propri pensieri e nella cura a non finir di sotto.
Fatto un quarto di discesa ci riuniamo. Guardiamo su: un muro, un sacco di strada e tornanti.
Giù si vede altrettanto, nel tramonto.
irbix - il Moro di Signa